Ciao e bentornata! La storia di blogging di oggi è dedicata a Erica Mussini e al suo The Glam Mood, nato inizialmente come progetto per la sua tesi di laurea. Oggi è un blog di moda che è stato in grado di distinguersi e trovare la sua nicchia di pubblico all’interno del mondo incredibilmente vasto dei fashion blog.
In questa intervista scopriremo:
- Chi è Erica e come è nato il suo progetto
- Come superare gli stereotipi legati al mondo del fashion blogging
- Come trovare la giusta nicchia di pubblico all’interno del mondo fashion
- Come riuscire a distinguersi
- Come trasformare un progetto di tesi di laurea in un secondo lavoro
Chi sei, cosa fai e da quanto tempo hai iniziato a bloggare?
Sommario veloce
Mi chiamo Erica e sono una blogger, content creator e brand strategist; quest’ultimo è il mio lavoro 9-18, lo svolgo in un’agenzia pubblicitaria e naturalmente si intreccia spesso con il blog e tutto ciò che poi faccio online; ho aperto il blog nel 2013, come progetto per la mia tesi. All’inizio era davvero solo un gioco, ma crescendo è diventato molto di più.
Come ti è venuto in mente il nome “The Glam Mood”?
Quando ho pensato al nome per il mio blog, ancora non avevo la conoscenza sul tema del “naming” che ho oggi, né mi intendevo molto di posizionamento di brand; tuttavia avevo molto chiaro chi ero e cosa volevo raccontare: volevo che sul mio blog si parlasse di moda in tutte le sue sfaccettature, ma mantenendo un approccio “GLAM”; glam è una parola molto forte, di cui spesso non si conosce il significato più profondo: descrive una donna di classe, elegante al di là dei semplici trend, in grado di reinterpretarli, senza mai essere fuori luogo. Glam è un’attitudine e volevo che il mood di tutti i miei outfit fosse proprio quello.

Chi sono le lettrici del tuo blog?
Mi piace definirle “Sparkling Millennial”! Sono donne tra i 24 e i 35 principalmente (ma più cresco io e più si avvicinano anche donne più adulte!), che cercano nella moda una via per definire la propria personalità e raccontarsi; amano fare shopping, scoprire i nuovi trend ma non sono “fashion victim”; cercano qualcosa che le faccia sentire uniche e parli di loro, di chi sono e di cosa vogliono. Apprezzano l’avere qualcuno che le guidi e le consigli, magari semplificando loro la vita e trovando per loro le risposte che cercano.
La nicchia è il settore moda, ma declinato su psicologia e benessere: infatti parlo di stili di abbigliamento, di colori, di forme e di cosa tutto ciò comunica di noi. Mi piace dire che sul mio blog si parla di mindfulness fashion, una moda consapevole: vestirsi con intenzione è qualcosa che può aiutarci moltissimo nella vita quotidiana e nei rapporti umani!
Quando hai dato vita al tuo blog, come lo immaginavi? Diverso o uguale a come è diventato oggi?
Agli inizi volevo essere come Chiara Ferragni e Chiara Biasi, ne ero totalmente ammaliata. La verità è che non avevo un piano tutto mio, solo tanto amore per la scrittura e per la moda e il desiderio di consigliare altre ragazze come me con l’approccio di un’amica. Ecco, questo è rimasto: cerco di mantenere il punto di vista di una ragazza come tante altre, con una carriera e
molte passioni, affinché chi mi segue possa identificarsi e affezionarsi.
Ciò che è cambiato è il purpose: ora so che voglio aiutare ogni donna a sentirsi più sicura, vedersi bene ed esprimersi attraverso moda e beauty.

Qual è stata la motivazione che ti ha spinto ad aprire il tuo blog?
Volevo una prova pratica a supporto della mia tesi di laurea magistrale, dove l’obiettivo era dimostrare l’efficacia dell’influencer marketing.
Qual è “il tuo why”?
Capire le persone, i loro desideri e bisogni al fine di fornire loro la migliore risposta, prodotto o supporto possibile; è ciò che accade con il blog, ma anche con il mio lavoro di brand strategist ed è un elemento che vorrei rimanesse qualsiasi sfida mi aspetti in futuro, perché è qualcosa che mi fa sentire soddisfatta e che mi dà gioia.
Quando hai aperto un blog, hai trovato supporto nelle persone vicino a te?
Decisamente no. Ai tempi (e ancora più vivendo una realtà di provincia) nessuno capiva il potenziale di questo media. La maggioranza pensava fosse una cosa da pura esibizionista, adatta a chi amava attirare l’attenzione e fosse fissata con le foto.
Qualcosa che andava bene per ragazze vuote e un po’ sceme, non in grado di combinare granché nella vita. E pensare che nel frattempo mi sono laureata in triennale e magistrale (con 110) e ho trovato un posto fisso entro 6 mesi dalla laurea… ma niente, solo per aver aperto il blog e perché mi facevo fotografare ero già stata bollata come stupida e superficiale.
Questa non comprensione ha portato, se ci pensiamo con il senno di poi, tante realtà aziendali e imprenditoriali (e anche tante persone) a rimanere molto indietro nella comunicazione digitale.
Chi invece già da subito ha capito che i blog, e in seguito i social, avrebbero stravolto per sempre le dinamiche della comunicazione, è approdato nel nuovo mondo con sbarco prioritario e ne ha senza dubbio tratto grossi vantaggi.
Nel mio caso specifico comunque, come dicevo, non ho ricevuto grande supporto; il mio ex mi aiutava con le foto, ma in generale non ricevevo grandi apprezzamenti da chi mi conosceva, anzi.
Poiché io ero molto felice di ciò che facevo e a mio modo anche molto orgogliosa, ero oggetto di prese in giro: un ragazzo addirittura si prese la briga di appendere in un bar della città delle foto di scrofe e maiali con sotto il nome del mio blog.
Il sito è sempre stato più letto e apprezzato su Milano, tant’è che ricevevo parecchi inviti ai press day e sono stata anche ad alcune sfilate della fashion week (Diesel, Kristina Ti…). Oggi che si inizia un minimo a capire che avere un blog e un seguito rende una persona un vero e proprio mezzo di comunicazione e anche molto efficace, ovviamente la musica cambia. Ma nonostante tutto per alcuni penso rimarrò sempre una vanitosa che lo fa solo perché ama farsi fare le foto…Mi spiace per loro!

Hai iniziato da zero o avevi già competenze digital?
Ho iniziato da zero. In un pomeriggio ho aperto il blog su WordPress, cercando di capirci qualcosa.
Negli ultimi anni ho iniziato ad approfondire e cercare di imparare il più possibile: in particolare ho fatto alcune lezioni con una professionista per imparare a comunicare meglio su Facebook e creare piccole campagne per promuovere articoli o singoli post, a seconda dell’obiettivo.
Ho fatto da sola fino a un certo punto. Quando ho voluto iniziare a “fare sul serio”, il mio attuale ragazzo, che è web developer, mi ha aiutato a creare il sito, di cui siamo molto orgogliosi (anche se c’è sempre da lavorare e migliorare qualcosa!); agli inizi ogni tanto scattavo con un fotografo, ma non avendo modo di retribuirlo ho lasciato perdere. Ad oggi le foto me le scatta il mio ragazzo, mia sorella o semplicemente faccio da sola, con un treppiede.
Qual è stata la cosa più difficile che hai dovuto affrontare/imparare durante il tuo percorso da blogger?
Direi decisamente fare pace con il fatto che alcuni mi avrebbero considerato una scema/stupida per ciò che facevo e faccio.
Tutt’oggi spesso non ho modo di esprimere la mia opinione senza essere preceduta da etichette e pregiudizi.
Parlare di moda senza essere presa per superficiale, nonostante corra ormai l’anno 2020 e la moda sia un settore innegabilmente ricco di arte, storia e cultura, è ancora tremendamente difficile.
Ho dovuto quindi imparare a lasciar correre e ad accettare che non si può piacere a tutti, che ad alcuni per forza di cose starai sulle scatole a pelle o giudicheranno senza sapere chi sei e quanto vali. Il mio profilo Facebook ne è un esempio: quando posto qualcosa di divertente, un po’ superficiale o commerciale ricevo da alcuni la reaction “sigh”, come per dire “Povera Italia”; in compenso quando pubblico un articolo sul mondo digital, riflessioni sulla cultura attuale o premi e riconoscimenti acquisiti, campagne pubblicitarie a cui ho lavorato, nessuno fa un fiato…
Ognuno vede sempre solo ciò che vuol vedere, no?
Dopo quanto tempo il blog è diventato un vero e proprio lavoro, se lo è diventato?
Non si può definire un vero e proprio lavoro, ma senza dubbio oggi è un’attività molto più impegnativa di quando ho iniziato. La svolta c’è stata nel 2017, quando ho deciso di acquistare il dominio e fare sul serio. Ecco a quel punto non si giocava più: ci stavo investendo tempo e denaro e desideravo che mi fruttasse qualcosa, non solo in termini monetari ma anche di crescita e formazione.

Come gestisci la tua scaletta lavorativa settimanale o giornaliera?
Cerco di creare un planning mensile: mi prendo magari un pomeriggio per riflettere su quali temi potrei affrontare, considerando trend del momento (in grado di portare traffico) e richieste o bisogni specifici del target (in grado di aiutarmi a posizionarmi e in termini di engagement e consideration).
Qual è la più grande soddisfazione personale che hai ottenuto con il tuo blog?
In generale, vedere che c’è gente che si interessa al blog, a ciò che faccio e che mi considera un riferimento. Vale dalla richiesta di un’intervista come questa, fino alla ragazza che pensa proprio a me per chiedere un consiglio o un aiuto. Essere apprezzati per ciò che si fa con tanto impegno è il migliore dei riconoscimenti.
Quali sono i tuoi obiettivi come blogger?
Affermarmi e guadagnare più autorevolezza possibile nell’ambito della moda e della psicologia della moda, diventare un riferimento per chi cerca informazioni e consigli su questi temi, non quindi semplicemente in relazione al trend del momento ma all’abbigliamento inteso come strumento di benessere. Più nel concreto, mi piacerebbe approdare alla produzione di un vero e proprio prodotto, sia esso un libro, un mini-corso o magari un servizio di consulenza.

Cosa ti ha insegnato il blogging e che tipo di crescita personale e professionale senti di aver intrapreso?
Mi ha insegnato più di tutto che niente è facile come sembra: molti pensano che basti un pc, una connessione a internet e saper scattare qualche foto accompagnata da poche righe per “fare la blogger”, così come molti pensano che sia semplicemente questione di fortuna; quando si guarda più da vicino si capisce subito che non è così e che c’è un lavoro infinito dietro e molto impegnativo.
Imparare a gestire un blog e i social media ad esso legati mi ha infatti insegnato tantissimo, si impara ogni giorno qualcosa: sono tutte skills che poi tornano molto utili se si lavora nel mondo della comunicazione.
Qual è stato il consiglio migliore che hai ricevuto riguardo al blogging?
“Write with purpose | Scrivi con uno scopo”: darsi una missione precisa, un obiettivo che si desidera raggiungere legato al proprio pubblico. Perché scrivo per loro? Cosa voglio offrire e come posso impattare le loro vite in modo positivo?
Ragionare così aiuta ad avere le idee chiare, scartare ciò che con noi non c’entra e a trovare o ri-trovare l’ispirazione!
Quali consigli daresti tu a chi vuole aprire un blog?
Innanzitutto, di non aprire un blog! Scherzi a parte, oggi aprire un blog non è più il primo step: prima va costruita un’identità forte sui social, Instagram e Tik Tok in particolare; una volta riusciti a farsi conoscere, il pubblico è caldo e pronto per essere convertito a una nuova piattaforma, il blog in questo caso.
Un altro consiglio importante è di non iniziare senza prima aver chiaro in testa il proprio personal brand: posizionamento, obiettivo, nicchia di riferimento, personas a cui ci si rivolge, tono di voce e identità visiva coerente: iniziare senza sapere chi si è e cosa si vuole raccontare, avendo chiaro in testa anche perché le persone dovrebbero seguirci, è un suicidio pre-annunciato…
Se ti è piaciuta questa storia o semplicemente vuoi saperne di più, lasciaci un commento, oppure visita il blog di Erica e le sue community:
- Il blog di Erica: The Glam Mood
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