Non sono sempre stata appassionata di Giappone. Poi però ho scoperto il sushi, poi Haruki Murakami, poi Banana Yoshimoto… e ho finito per sentirmi sempre più incuriosita sulla cultura nipponica e ho iniziato a informarmi, leggere, studiare e infine viaggiare nella Terra del Sol Levante.
I giapponesi possiedono un’incredibile capacità intellettuale di semplificare concetti alquanto complessi, che noi occidentali e ancor più noi italiani riusciremmo a descrivere solo parafrasando, o scrivendo forse interi saggi.
Uno di quelli di cui mi sono innamorata è il concetto di ikigai. È il mio punto di partenza personale per il progetto di questo sito e qualcosa che mi sta particolarmente a cuore. Ma non è una cosa importante solo per me. Anche se forse non lo sai, anche tu hai un ikigai. E vorrei anche spiegarti come mai sono convinta che non potrai andare molto lontano senza che tu lo abbia trovato.
Ma prima di capire cos’è esattamente questo ikigai, voglio raccontarti una storia.
Ikigai: cos’è e perché è così importante
Sommario veloce
Devi sapere che per quasi 20 anni della mia vita ho giocato a pallavolo. La palestra è il luogo dove, tra le altre cose, ho conosciuto Isabella, con cui ho deciso di iniziare il progetto de Il tuo why, il blog che stai leggendo.
Se sei o sei stata anche tu una sportiva, non devo spiegarti nulla. Non devo spiegarti la quantità di tempo che siamo in grado di dedicare al nostro sport e alla nostra passione.
Se invece non sei mai stata una grande amante dello sport, e hai sempre preferito dedicarti ad altro senza capire quelle tue amiche che vivevano in palestra, non posso biasimarti. Anche io, oggi, non sarei più in grado di passare così tante ore della mia settimana giocando a pallavolo.
Eppure in un certo periodo la pallavolo è stata tutto, per me. Mi ha salvato, rigenerato. Mi ha fatto conoscere persone fantastiche, con cui condividevo obiettivi e sforzi. Mi ha fatto vincere, sentire bene fisicamente e mentalmente. Mi ha regalato emozioni indescrivibili come poche altre cose hanno fatto nella mia vita.
“Non capisco come fai a giocare così tanto spesso a pallavolo, senza fare altre cose…”
Questa era la frase che mio padre mi diceva ogni tanto. E io rimanevo all’epoca un po’ basita, perchè in fondo… non ci pensavo.
In che senso fare altre cose? Fare altre cose tipo… cosa?

Non riuscivo a capire. Per me giocare a pallavolo non era uno sforzo. Non sentivo di star rinunciando a fare altre cose. Andare in palestra, passare del tempo con le mie compagne di squadra, prepararsi per le partite, giocare, allenarsi… erano tutte cose che facevo volentieri, che mi davano energia, che mi riempivano di motivazione, che mi facevano sentire bene.
Del resto è questo che distingue un atleta da una persona che semplicemente va in palestra per fare un po’ di attività fisica e rimanere in forma.
Posso dirti che per un gran periodo della mia vita, sono stata convinta che la pallavolo fosse il mio ikigai (anche se non sapevo ancora cosa significasse).
Poi non ti so dire quando, perché non è successo da un giorno all’altro, ho iniziato a sentirmi sempre più stretta. Gli allenamenti hanno iniziato a diventare faticosi. Sentivo che volevo dedicarmi ad altro, che la pallavolo non mi stava più dando allo stesso modo di prima, ma che mi stava anche togliendo… Togliendo tempo per viaggiare (era impossibile andare via nel fine settimana, perché c’era sempre la partita). Togliendo tempo per imparare cose nuove (come quel corso di fotografia che volevo fare da tanto tempo!). Togliendo la possibilità di conoscere altre persone (nonostante le mie amiche più grandi fossero le mie compagne di squadra).
Insomma, la mia motivazione ha iniziato giorno dopo giorno a diminuire e a portarmi più lontano. Ho sentito per la prima volta che vivere la routine degli allenamenti – partita tutto l’anno stava iniziando a stufarmi.
Un infortunio serio (mi sono rotta il tendine d’Achille) ha fatto il resto. Lo stop forzato di 6 mesi mi ha portato a non iscrivermi alla stagione successiva.
No, la pallavolo non era il mio ikigai.
Che cosa significa ikigai
Come detto, non esiste una parola italiana per tradurre il significato della parola giapponese ikigai. Potremmo tradurlo con l’espressione “il motivo per cui esisti“, ma non sarebbe corretto. Assomiglia di più a “il motivo per cui vuoi vivere“, ma anche “la spinta per alzarti ogni mattina“, “la tua missione personale“, “ciò che ti rende felice“, “quello che vorresti fare tutta la vita“.
La ragione del tuo essere.
Il tuo perché. Il tuo why.
Insomma, ikigai è tante cose, ma soprattutto è la somma di numerose sensazioni, spinte e motivazioni. C’è un famoso diagramma di Venn che circola in internet che cerca di raffigurare visivamente cosa sia un ikigai.
Così ho provato a elaborarne una mia.

Questo diagramma con un semplice colpo d’occhio ci fa percepire cosa sia esattamente ikigai e perché sia così importante.
Ikigai è il fulcro di più connessioni, che riguardano quello che ami fare, quello che sei brava a fare, quello di cui il mondo ha bisogno e quello per cui sei pagata.
Come vedi implica il trovare non solo qualcosa che ti appassiona veramente e su cui sei competente, ma anche una cosa che sia spendibile e con cui tu possa migliorare le persone e il mondo che ti circonda, e che per tutto questo tu venga pagata.
Come trovare il proprio ikigai
Proviamo insieme a pensare ai 4 grandi cerchi principali del nostro diagramma, in modo da darci un metodo per trovare il nostro ikigai.
Quello che ami fare
Beh, questo è facile. Coincide più o meno con il trovare la tua passione. Dovresti poter saper rispondere facilmente. Prendi un foglio e scrivi un elenco di tutte le cose che ami – profondamente e senza fatica – fare. Il mio consiglio è quello di scrivere senza il filtro del pensiero razionale, ma semplicemente seguendo istintivamente quello che viene fuori nel modo più spontaneo.
Quello che sei brava a fare
Anche questo punto è molto importante. Non devi necessariamente essere brava a fare tutto, perché certe competenze possono essere sviluppate. Devi provare a individuare però alcune cose che sei in grado di fare senza troppa fatica e quindi con energia ed efficienza. Questo perché sarà molto difficile raggiungere risultati importanti se sei costretta a metterti alla prova con cose su cui sei completamente negata.
Quindi, è essenziale capire quali sono le tue competenze e le tue migliori qualità.
Quello di cui il mondo ha bisogno
Se questa domanda ti fa paura perché pensi di non poter rispondere, non temere. È normale. Ma ci sono tanti metodi e tecniche per studiare il mercato e quello di cui necessita, per creare un prodotto ad hoc per le esigenze del tuo cliente tipo. Quindi, non disperare. Ricordati solo che prima o dopo, dovremo tenerlo ben in considerazione.
Quello per cui vieni pagata
Quante persone vengono pagate per cose che odiano fare? Quasi tutte.
Ma hai mai incontrato una persona che ama davvero il suo lavoro? Sì, esistono. E quando ne trovi una, e vedi quanta passione trasuda dalla sua voce quando parla della sua professione, è normale provare un po’ di invidia. Del resto, il lavoro occupa volenti o nolenti gran parte delle nostre giornate. Come possiamo essere soddisfatte della nostra vita se passiamo 8 h (o 6 h, o 4 h, comunque tante), facendo qualcosa che ci annoia e che ci fa sentire profondamente frustrate e insoddisfatte?
Per questa ragione lavorare su questo aspetto è di fondamentale importanza. Perché purtroppo la nostra cultura ci insegna che dobbiamo lavorare per guadagnarci il tempo libero da utilizzare per vivere le nostre passioni.
Ma chi ha detto che bisogna per forza scegliere?
Per questa ragione io e Isa abbiamo dato vita a questo progetto. Per creare una community di donne che si chiedono il perché delle cose che fanno, e mettono in pratica cambiamenti nelle loro vite per raggiungere i loro sogni, e, magari, farne diventare un lavoro.
Certo, tutto questo implica un profondo cambiamento di mentalità. Ti sto chiedendo di pensare in modo opposto rispetto a quello con cui siamo abituate a fare i conti da tutta la vita: studia, trovati un buon posto fisso, guadagna, metti da parte dei soldi – goditeli durante la pensione (o nel tuo poco tempo libero!).
Bene, ora vorrei che ci dimenticassimo di tutti questi condizionamenti. Se hai bisogno di qualche suggerimento per iniziare, leggi l’articolo che ha scritto Isa su come crescere professionalmente e cambiare la tua vita.

È giusto mischiare soldi e passioni?
Bella domanda. Purtroppo in Italia sembra che quasi ci si debba vergognare di voler guadagnare dei soldi. Allo stesso tempo però i soldi sono in cima alla lista dei problemi della stragrande maggior parte delle persone.
La società implicitamente ci dice: chi pensa ai soldi è materialista! Chi pensa ai soldi è egoista! Chi pensa ai soldi non è affidabile!
…e così via.
Allo stesso tempo, questa stessa società, ci dice che per conquistare il nostro tempo libero dobbiamo prima guadagnare dei soldi.
Ah, aspetta, quindi i soldi sono importanti! E non sto parlando per forza di tanti soldi, ma di quelli che servono per vivere un vita dignitosa, potersi permettere di vivere le proprie passioni, ma anche poter sfruttare il proprio tempo libero, conoscere il resto del mondo viaggiando, regalando il meglio per i nostri figli e la nostra famiglia… e così via.
Insomma, dovremmo toglierci un bel po’ di sensi di colpa quando pensiamo ai soldi. E iniziare a considerarli come un aspetto importante della nostra vita.
Quindi, per rispondere alla domanda del titolo, no, non c’è niente di male a mischiare soldi e passioni. Anzi! Adesso pensa a quanto sarebbe bello riuscire a guadagnarti da vivere sfruttando le tue passioni. Divertendoti mentre lavori. Creando qualcosa che serve ad altre persone e andando a migliorare un pezzettino di questo mondo.
Sarebbe un sogno, vero?
Bene, qui a Il tuo why vogliamo che smetta di essere solo un sogno e inizi a diventare almeno un po’ realtà.
Appendice: perché la pallavolo non era il mio ikigai
La pallavolo non era il mio ikigai. Dopo tanto tempo speso in palestra e dopo tante ore passate ad allenarmi, è stato quasi doloroso rendermene conto. Dopo 20 anni di stagioni, dopo 20 diversi campionati, dopo essermi tolta qualche soddisfazione… Dopo tutta la fatica, il sudore, la crescita… Ho mollato.
Ma ciò che più mi dava da pensare era che il sentimento di amore profondo verso questo sport non se ne era andato… Ma allo stesso tempo, il mio io interiore si chiedeva:
“… ma io, sono solo questo?”
E la risposta la conoscevo: no, non sono solo questo. Avevo bisogno di fare qualcos’altro. Avevo bisogno di mettermi alla prova in un altro campo (e questa volta non sportivo).
Ma di certo ho capito che la pallavolo aveva molte delle sfumature del mio ikigai.
Mi spronava a mettermi alla prova, mi faceva competere, mi faceva migliorare, mi faceva sentire fisicamente in forma, mi dava energia mentale, mi connetteva con altre persone, mi divertiva, anche.
Ma più di tutto, mi poneva davanti un obiettivo, una sfida, che avrei raggiunto solo e solamente se mi fossi impegnata giorno dopo giorno, mattoncino dopo mattoncino, insieme alla mia squadra.
E questo più di qualsiasi altra cosa ha sicuramente molto a che fare con il mio ikigai.
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