In questi giorni io la mia socia Isa abbiamo ricominciato a sentirci assiduamente e darci manforte per ricominciare a scrivere sul blog. Sono infatti passati diversi mesi (più di 5) da quando abbiamo a poco a poco abbandonato la pubblicazione di nuovi articoli.
Ma perché, dirai? Cos’è successo?
Sicuramente ci si è messa la vita in mezzo. Famiglia, lavoro, altri progetti, acquisto di case, and so on. Non so chi tra le due abbia avuto una vita più travagliata negli ultimi mesi: sarebbe veramente una bella gara.
Ma se da una parte la routine la vita e il resto dei nostri impegni si è messo in mezzo, c’è sicuramente anche un’altra ragione.
Abbiamo infatti sperimentato entrambe una sorta di “perdita di motivazione“.
Se ancora non ci conosci, però, vorremmo prima presentarci: siamo Elena e Isabella. Se vuoi scoprire più su di noi, leggi la nostra storia.
Il nostro blog si chiama “Il tuo why” proprio per aiutarti a restare focalizzata sul tuo perché: quel perché che ti fa balzare fuori dal letto ogni mattina con l’obiettivo di creare una vita che ami davvero. Crediamo fermamente che nel 2022 si possa creare un lavoro basato sui propri valori e interessi ed abbandonare definitivamente vite da ufficio 9.00-18.00 stressanti e frustranti. Il nostro obiettivo? Aiutarti a cambiare ed eliminare quelle scuse che ti tengono bloccata.
Ogni settimana scriviamo nuovi articoli e creiamo nuovi contenuti per te. Se vuoi darci una mano, aiutaci a crescere su Facebook cliccando il pulsante Mi Piace qui sotto, e rimaniamo in contatto!
Adesso che ci siamo presentate, bando alle ciance e torniamo al tema del nostro articolo!
Oggi vorrei darti un punto di vista differente e spiegarti perché quando il tuo blog smette di crescere, spesso non è affatto colpa tua.
Scopriremo infatti come tutti prima o poi diventiamo vittime dell’algoritmo di Google e della sua dannata sandbox. E cercherò anche di darti qualche consiglio per uscire dal pantano e rimetterti in marcia. Il mio articolo ti sarà utile se hai messo online il tuo blog con un minimo di criterio, seguendo accorgimenti SEO, anche di base e pubblicando contenuti di valore. Se invece non sai neanche di cosa sto parlando, non disperare. Ti consiglio però di partire da un articolo più semplice dal titolo “Perché nessuno legge il mio blog?“.
Ma facciamo un attimo un passo indietro prima di addentrarci nel resto dell’articolo.

Il nostro blog non cresce
Sommario veloce
Dopo essere andate online poco prima dell’estate del 2020, il nostro blog ha avuto un ottimo primo inizio. In poco tempo, senza alcun tipo di investimento a parte il nostro tempo utilizzato per scrivere gli articoli, siamo arrivate ad avere stabilmente circa 1000 lettori al mese, con una cinquantina di articoli pubblicati.
Se ti interessa approfondire, ho fatto una piccola analisi della nostra avventura nel mio articolo dedicato alla Google Search Console.
Ci sono arrivate alcune richieste di collaborazione e abbiamo venduto alcuni guest post ad aziende importanti.
Alla fine del 2021, quindi a circa 16 mesi di pubblicazione del blog, abbiamo notato una specie di “appiattimento” del traffico.
A fronte di nuove pubblicazioni di articoli, infatti, il nostro pubblico ha smesso di crescere esponenzialmente come all’inizio e abbiamo sperimentato addirittura un lieve calo di traffico, passando nuovamente a 1000 visitatori circa dopo aver raggiunto medie di 1500-1800 utenti unici mensili.

Questo ovviamente ci ha buttato giù psicologicamente, anche se onestamente sapevamo che sarebbe successo e sapevamo di essere di fronte a un cambiamento del tutto fisiologico.
Infatti, anche se nelle nostre pagine ripetiamo costantemente che un blog va scritto innanzitutto per noi stesse, è pur vero che, se non lo stiamo prendendo come un passatempo, sono i risultati più di ogni altra cosa a spingerci a continuare.
Questo è il motivo per cui dopo pochi mesi, tanto entusiasmo e investimento di tempo, tanti nuovi blog finiscono per essere abbandonati.
Ormai dovresti saperlo. Un blog, per funzionare, deve soprattutto avere un buon posizionamento su Google. Deve, cioè, ricevere traffico organico dal principale motore di ricerca, portando utenti interessati sulle nostre pagine.
Se anche tu hai provato l’ebbrezza di mettere il tuo progetto online, iniziare a scrivere contenuti, pubblicarli, entusiasmarti per i primi visitatori e i primi commenti, per poi ritrovarti di fronte a un calo, sappi che non tutto è perduto…
Sei semplicemente lì insieme a noi.
Nella famigerata e bastarda sandbox.
Che cos’è l’Effetto Sandbox e perché potresti esserci dentro fino al collo
Immagina una distesa di sabbia fangosa.
Immagina i tuoi piedi e le tue infradito tutte appiccicate con il fango.
Se ti giri ci scorgerai proprio lì, a me e Isa, a fianco a te, nella famigerata sandbox.
La sandbox è una specie di non-luogo virtuale in cui sembra che Google inserisca i nuovi siti web dopo un primo iniziale interessamento.
In pratica potremmo dire che il tuo rapporto con Google inizia come una banale storia d’amore.

Inizialmente vuole conoscerti e per dimostrarti che sei simpatico, inizia a premiarti posizionando i tuoi primi articoli in buone posizioni, mostrandoti quindi una sorta di fiducia.
Dopo un po’ di mesi, però, decide di metterti alla prova, inserendo il tuo blog nella famigerata sandbox.

Questa fase è quella in cui il tuo blog, invece di continuare a crescere, inizia a diventare statico, a non salire più nelle SERP, a non portarti nuovi lettori.
È la famosa fase in cui la maggior parte dei blogger abbandona il progetto, magari dopo un anno di fatica e tempo consumato.
Ma perché non dovresti abbandonare il tuo progetto, se non viene premiato?
Semplicemente perché la sandbox ha una fine.
Si tratta sì, infatti, di essere impantanati fino alle ginocchia nel fango, ma in fondo, laggiù, per chi continua a camminare, c’è un’oasi di traffico pronta che ti aspetta.
Si tratta solo di non mollare, di non demordere.
Anzi, è proprio nel momento in cui ti trovi nella sandbox che dovresti dare il tuo meglio, non demordere e continuare costantemente con la pubblicazione dei tuoi articoli.
Perché Google si comporta così? Perché utilizza l’Effetto Sandbox?
Posto che nessuna voce ufficiale di Google ha mai ammesso che esista davvero un effetto sandbox, il motivo razionale e logico è il seguente:
con tutti i nuovi siti web che nascono ogni giorno, Google deve per forza trovare un modo di testarli, metterli alla prova, e vedere effettivamente se possono acquistare e mantenere autorevolezza.
A cosa serve, infatti, un sito web che pubblica contenuti, anche buoni, per un anno, e poi viene abbandonato a se stesso?
Hai indovinato: a niente.

Per questa ragione c’è solo una cosa che devi continuare a fare: continuare a pubblicare contenuti di qualità.
All’inizio, infatti, appena aprirai il tuo blog, la costanza sarà quella che ti premierà: almeno un articolo a settimana, utile, scritto bene, ricco di contenuto, originale.
Ma a distanza di mesi, non sarà più la sola costanza nella pubblicazione a essere importante.
Google inizierà a prendere in considerazioni altri aspetti, tra cui uno, a mio parere prevalente: il numero di articoli pubblicati.
Se all’inizio, quindi, per un nuovo sito, è normale avere qualche decina di articoli pubblicati, dopo mesi Google si aspetterà di trovare un numero sempre maggiore di contenuti.

Questo perché le prime keywords con cui Google probabilmente posizionerà il tuo blog saranno soprattutto “long-tail keywords” o keywords a basso volume di ricerca (se ti interessa l’argomento, puoi leggere il mio articolo su come scegliere le giuste keywords). Dopo questo primo scalino, per farti posizionare con keywords più pesanti, Google ti metterà in competizione con siti web più antichi, più autorevoli e con molti più contenuti.
Questo è uno dei motivi per cui per superare il secondo gradino avrai bisogno di mettere molta più concentrazione e fatica di quella che hai impiegato per iniziare.
Nota bene: questo comportamento di Google non è tipico solo dei blog, ma di tutti i siti web in generale.
Google vuole infatti, oltre a metterti alla prova, evitare che chiunque possa mettere online siti pieni di contenuti spam premiandoli subito.
Bene Elena, credo di aver capito, probabilmente ci troviamo nel pantano della sandbox… ma come uscirne?
5 tips per uscire dalla sandbox
Continua a scrivere
Per qualche mese spegni la Google Search Console e gli altri tool di analisi che usi e continua, semplicemente, a scrivere buoni contenuti.
Dimenticati per un po’ della crescita del traffico. Cerca argomenti che ancora devi trattare e scrivi i migliori articoli che tu possa scrivere. Se hai bisogno di una mano, puoi trovare qualche consiglio in questi articoli:
- Come creare un piano editoriale SEO
- Che cos’è un calendario editoriale e come crearne uno
- Come ritrovare l’ispirazione quando non sai cosa scrivere
Cerca collaborazioni e pubblica guest post
Oltre a scrivere i tuoi articoli, soprattutto se non hai una redazione, utilizza interviste e guest post utili per aumentare la frequenza di pubblicazione.
Rinfresca i tuoi contenuti
Utilizza la Google Search Console per vedere quali articoli del tuo blog stanno performando meglio e migliora il loro contenuto come ho spiegato nella mia guida. Inserisci nuovi paragrafi e intercetta nuove chiavi di ricerca correlate.
Acquisisci nuovi backlink
Scrivi articoli su altri blog, in cambio di un backlink al tuo blog. Ovviamente fallo con criterio: scegli persone che lavorano all’interno della tua nicchia, stringi collaborazioni e avvicinati a un pubblico che potrebbe trovarti interessante.
Ma soprattutto…
Continua a scrivere. Anche se mi sa che questo te l’avevo già detto.
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