Cosa ho imparato in un anno di smartworking

Scritto da Elena Assirelli

lunedì, Mag 03
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Ebbene sì, stamattina mentre facevo colazione ho realizzato che è da circa un anno che lavoro in smartworking.

Ho quindi pensato di scrivere un articolo per tirare un po’ le somme su questa esperienza e vedere come mi ha arricchito, cosa mi ha lasciato, cosa cambierei e cosa invece mi è piaciuto.

Se ancora non ci conosci, però, vorremmo prima presentarci: siamo Elena e Isabella. Se vuoi scoprire più su di noi, leggi la nostra storia.
Il nostro blog si chiama “Il tuo why” proprio per aiutarti a restare focalizzata sul tuo perché: quel perché che ti fa balzare fuori dal letto ogni mattina con l’obiettivo di creare una vita che ami davvero. Crediamo fermamente che nel 2022 si possa creare un lavoro basato sui propri valori e interessi ed abbandonare definitivamente vite da ufficio 9.00-18.00 stressanti e frustranti. Il nostro obiettivo? Aiutarti a cambiare ed eliminare quelle scuse che ti tengono bloccata.

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Adesso che ci siamo presentate, bando alle ciance e torniamo al tema del nostro articolo!

Premessa: il mio lavoro pre-pandemia

Faccio un breve salto indietro nel tempo e ripenso al mio lavoro pre-pandemia.

Devi sapere che oltre a questo blog ed altri progetti personali, lavoro come dipendente part-time per un’azienda di Milano che si occupa di corsi. Il mio orario lavorativo da dipendente è di 20 h settimanali.

Prima della pandemia, ogni giorno, dal lunedì al venerdì, prendevo metro, passante ferroviario oppure automobile per percorrere circa 4km di strada, impiegando, a prescindere dal mezzo usato, circa 45 minuti del mio tempo (a volte un’ora, a volte un’ora e un quarto. Mai meno, comunque) ad andare e 45 minuti del mio tempo a tornare.

Arrivavo in ufficio alle ore 9.00, per uscire alle ore 13.00, questo a prescindere se ci fosse molto più lavoro da smaltire rispetto alle 4 ore necessarie oppure molto meno lavoro (cosa più rara, ma che in alcuni mesi dell’anno poteva capitare).

Da lavoro in ufficio a lavoro da casa

Quando il Coronavirus ha sconvolto le nostre vite, nella primavera del 2020, il mio ufficio si è ritrovato a lavorare da remoto. Nel mio caso, visto che sono dipendente part-time, si è trattato di vero e proprio smartworking, in quanto in completa autonomia potevo decidere quando portare a termine i miei tasks giornalieri.

Ho lavorato molto più di 4 ore al giorno, come probabilmente avrai sperimentato anche tu, se ti sei ritrovata a lavorare da casa.

lavorare da casa mangiando

Questo perché, soprattutto all’inizio, vi erano una miriade di procedure nuove da mettere a punto, visto che ci siamo improvvisamente trovati a lavorare da casa.

Inoltre, almeno nel nostro caso, siamo passati in tre settimane da svolgere tutti i nostri programmi e corsi off-line a svolgerci on-line.

Non solo, cercando forse di imitare quello che succedeva in ufficio, all’inizio abbiamo passato parecchie ore tra call e videocall, cercando di replicare le classiche riunioni.

Dopo qualche settimana di rodaggio, però, almeno nel nostro ufficio, abbiamo iniziato a limitare le riunioni all’essenziale (cosa che, almeno dal mio punto di vista, ha avuto un notevole impatto sul diminuire perdite di tempo e ottimizzare efficienza lavorativa).

Ho quindi sfatato sulla mia pelle uno dei miti più radicati, almeno nella gestione aziendale italiana, ovvero quello che da casa si lavora meno e in ufficio si lavora di più.

Nel mio caso potrei dirvi che non solo mi sono accorta di lavorare molto di più rispetto all’ufficio, ma di lavorare molto meglio.

riconquistare il proprio tempo

Proprio per voler portare a termine la mia giornata, potevo liberamente scegliere di dedicare un’ora di tempo al mattino molto presto, anche dalle 7.00 alle 8.00, ad esempio, per fare tutti quei compiti che richiedevano una grande concentrazione, sapendo che sicuramente non sarei stata interrotta da nessun altra persona o cosa da fare.

Riuscivo dunque ad arrivare al mio orario lavorativo “standard”, le 9.00, avendo già completato tutta quelle serie di cose “importanti e urgenti” e “urgenti ma non importanti” (di questa categorizzazione ne ho parlato nel mio articolo sulla matrice decisionale di Eisenhower), cosa che aveva un notevole impatto positivo nello svuotare la mia testa e renderla più libera di occuparsi di compiti lavorativi che richiedono più creatività e attenzione globale.

Dopo un mese di smartworking, però, la casa era diventata un macello. Ho quindi capito che era realmente essenziale per la mia stabilità – e della mia famiglia – trovare un luogo specifico da dedicare al lavoro e così mi sono premurata anch’io di costruirmi un piccolo ufficio casalingo (a proposito, Isa ha scritto un articolo a riguardo che si chiama come creare un ufficio da casa – anche quando hai poco spazio).

Dopo qualche settimana, nonostante quello che tutti noi stavamo attraversando, probabilmente uno dei periodi più difficili a livello emotivo nell’intero globo terrestre, mi sono sentita estremamente efficiente e pronta per iniziare nuovi progetti.

Quasi casualmente, dopo una chat con Isa, è venuta fuori, tra le altre, l’idea di questo blog, che è andato on-line proprio all’inizio di maggio del 2020.

Non solo, ho trovato nuovi clienti che avevano necessità di essere seguiti nei loro progetti on-line e ho continuato a lavorare su un progetto molto time-consuming che sto seguendo dall’inizio del 2019.

Insomma, ho lavorato veramente tantissimo.

Nonostante io abbia lavorato tantissimo, però, è stato un periodo in cui sono anche riuscita a trovare il tempo di formarmi, seguire nuovi corsi ed aumentare le mie conoscenze.

io e carolina verso madrid

In un anno di lavoro normale casa-ufficio, probabilmente avrei fatto meno della metà delle cose che sono riuscita a fare in un anno, da aprile 2020 ad aprile 2021.

Lavorare in smartworking, poi, mi ha permesso in più occasioni di potermi spostare (quando ormai le leggi lo permettevano) e lavorare vista Dolomiti in Val di Fiemme – Trentino, da Madrid – Spagna e durante un viaggio semi-on-the-road tra Milano, Liguria e Toscana.

In pausa pranzo, o quando la giornata aveva solo “compiti non urgenti e non importanti”, potevo staccare, magari occupandomi delle mie amate piante in balcone, oppure andando a far volare droni sotto il cielo della Toscana, o ancora decidere di fare una passeggiata con i cani in montagna, o sulla sabbia al mare.

caro fa volare un drone

Insomma, lo smartworking mi ha assolutamente restituito la possibilità di gestire e ottimizzare il mio tempo.

Mi ha anche permesso di lavorare molto di più – e meglio, e di raggiungere parecchi obiettivi professionali e portare a termine diversi progetti.

Tra aprile 2020 e aprile 2021, infatti:

  • Ho sviluppato e messo on-line un e-commerce
  • Ho sviluppato e messo on-line un nuovo sito web di una scuola di scrittura, per conto dell’azienda per cui lavoro
  • Ho sviluppato e messo on-line 4 nuovi siti web di 4 diversi clienti
  • Ho portato avanti il mio portale web passando da 10.000 visitatori mensili nel 2019 a oltre 40.000 visitatori mensili nel 2020 e oltre 60.000 nel 2021
  • Ho scritto oltre 50 articoli su questo blog, oltre ad averlo messo on-line
  • Ho ottimizzato lato SEO i siti web di due clienti
  • Ho portato avanti relazioni con oltre 60 clienti diversi
  • Ho seguito e supportato la mia azienda nell’implementare nuove procedure sul nostro CRM, necessarie visto che siamo passati da essere un’azienda locale che vendeva a Milano ad essere un’azienda on-line che vende in tutta Italia, con clienti da ogni regione
  • Ho seguito due corsi su Instagram Marketing, oltre a Learnn Funnel e Learnn Content Marketing.

Insomma… ho fatto realmente tantissime cose.

Tutto questo non sarebbe MAI e dico MAI stato possibile se avessi continuato a lavorare in ufficio, sia perché bloccarsi necessariamente nelle 4 ore da ora x a ora y da lunedì a venerdì ti lega a un orario standard predefinito, anche quando forse avresti bisogno, un giorno, di lavorare molto di più per portare a termine un compito, ma anche a farti “perdere” tempo quando – capita a tutti – quel giorno sei veramente poco produttiva, e quasi non combini niente – o se lavori, lavori male.

Non solo, ogni settimana, non dovendo andare in ufficio, ho risparmiato circa 1,5 h al giorno di tempo, per un totale di 7,5 h (un giorno lavorativo in più, te ne rendi conto!).

Insomma, nel mio caso lavorare in smartworking è stata una rivoluzione al 99% positiva.

L’anno scorso io e Isa avevamo condotto un piccolo sondaggio per chiedere a donne di diverse età come era andato il lavoro da casa: ne era uscito un articolo sui vantaggi e svantaggi del lavoro da casa.

Rileggendolo ora, l’unica cosa in cui mi rivedo rispetto agli svantaggi, è sicuramente la mancanza di socialità e la difficoltà a staccare dal lavoro, anche se personalmente amo lavorare e sono un pochino lavoro-dipendente 😉

Come al solito non c’è una ricetta sola per tutti: sta a noi trovare il miglior modo di lavorare, ma soprattutto di vivere, che più ci renda felici e appagate. Io amo poter decidere del mio tempo e organizzarlo al meglio, senza avere una routine prestabilita.

E tu? Se hai voglia raccontamelo nei commenti!

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Elena Assirelli

Elena Assirelli

Digital Marketer e amante della SEO. Da quando ho 11 anni passo gran parte della mia vita davanti allo schermo di un computer. E no, non mi sento nerd, anche se qualche amico sostiene il contrario. Per oltre 15 anni ho giocato a pallavolo, una delle mie grandi passioni. Amo viaggiare e scattare fotografie e in generale mi appassiono di tutto quello che mi fa crescere come persona. E sì, da sempre amo molto il web, per due ragioni fondamentali: perché il web è un luogo dove succedono cose magiche e perché il web è un luogo dove si può diventare liberi.

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