Cambiamento: perché non dovresti averne paura

Scritto da Elena Assirelli

mercoledì, Mag 13
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Cambiamento: lo cerchi o lo eviti?

Oggi ti voglio raccontare la storia di un ragazzo incredibile di nome William Kamkwamba. A soli 14 anni è stato in grado di cambiare la vita del proprio villaggio in Malawi, uno degli stati più poveri del mondo, costruendo un mulino a vento utilizzando pezzi trovati in discarica (e una bicicletta smontata). Sì, è una storia vera.

Immagina di vivere in Malawi, un paese del Sudest africano che non ha neanche uno sbocco sul mare. Uno stato duramente colpito da carestie annuali. Il sostentamento della tua famiglia dipende totalmente dall’agricoltura e dalla coltivazione dei campi attorno al villaggio. Il governo del Malawi svende terreni boschivi che vengono sottoposti a una massiccia desertificazione. Senza gli alberi, purtroppo, le piogge si abbattono furiose e danneggiano gravemente i campi e i raccolti. Passata la stagione delle pioggie, il caldo torrido secca la terra fin quasi a sbriciolarla.

Insomma, i tuoi amici e la tua famiglia non hanno da mangiare.

Il papà di William cerca di insegnargli il lavoro nei campi. Ma a William non basta pregare e aspettare che le piogge passino e che la stagione arida li risparmi il più possibile.

William vuole cambiare le cose.

Di nascosto si reca nella biblioteca della scuola e inizia a leggere un libro che parla di come produrre energia dal vento. Decide di costruire un mulino, ma non ha i pezzi necessari.

william kawkamba

Pensi si sia arreso? Niente affatto, William smonta la bicicletta di famiglia e con alcuni pezzi trovati in discarica e dei tronchi di eucalipto costruisce il suo primo mulino a vento, che vedi qui sopra nella foto. Aveva 14 anni. Grazie a questo, riesce a produrre energia elettrica per illuminare due lampadine della sua casa. Ma William vuole fare di più.

Qualche anno dopo costruisce infatti una pompa d’acqua solare, grazie alla quale riesce e portare acqua al suo villaggio, dando finalmente la possibilità di coltivare i campi anche durante le stagioni aride.

Nel 2007 viene invitato come ospite a una TED conference. Il presentatore gli chiede come gli sia venuto in mente di costruire un mulino:

I went to the library, I read a book about making a windmill. I tried it, and I made it.

(“Sono andato in biblioteca e ho letto un libro che illustrava come costruire un mulino a vento. Ci ho provato e l’ho fatto.”)

Semplice, no?

Eppure esaminiamo schematicamente la situazione in cui si trovava Will:

Will, i suoi amici e la sua famiglia avevano un grande problema di approvvigionamento di cibo. Inoltre nel villaggio non vi era energia elettrica. Di fronte a questo:

  • Tutte le persone che vivevano nel villaggio si comportavano di fronte a questi grossi problemi nello stesso modo: lavorando strenuamente nei campi, e, sostanzialmente, pregando che quest’anno le piogge e il sole sarebbero stati più clementi.
  • Will no. Will voleva cambiare le cose (e migliorarle chiaramente). [PUNTO DI CAMBIAMENTO]

Ma non era facile. Non c’erano i pezzi necessari. Doveva forse rinunciare? No, poteva adattare gli oggetti che aveva (come la sua bicicletta), destinandoli a un altro uso. [ALTRO PUNTO DI CAMBIAMENTO]

Grazie alla sua genialità e alla sua determinazione, ha portato acqua potabile, energia elettrica e raccolti più abbondanti al suo villaggio.

Cosa ci insegna questa storia?

Che il cambiamento non è una cosa necessariamente negativa. Che anzi, quando ci troviamo in una situazione difficile e abbiamo diverse problematiche da affrontare, cambiare il nostro modo di vedere le cose e cambiare il nostro modo di agire costituiscono le due armi più importanti che abbiamo tra le mani.

Che il cambiamento può portare a qualcosa di positivo.

Che il cambiamento ci fa crescere, evolvere, arricchire.

Che se cambiamo noi, l’ecosistema che ci circonda probabilmente cambierà a sua volta, generando un flusso continuo di migliorie.

Che non dobbiamo avere paura di cambiare.

Che il cambiamento può essere una grande sfida personale!

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Quante volte ti è capitato di trovarti di fronte a una situazione che non hai scelto, che hai, in qualche modo, subito? Negli ultimi mesi penso molto spesso.

La quarantena dovuta alla pandemia di Covid19 ha portato una rivoluzione totale nella nostra vita quotidiana. Ci vorranno settimane, mesi, per tornare a una vita simile a quella che avevamo prima.

E non è affatto detto che una volta superato questo incubo, ritroveremo lo stesso mondo di prima.

Pensaci: siamo di fronte a uno dei tanti momenti di crisi della storia dell’umanità. Un virus arrivato dall’altra parte del mondo ha svelato quanto le nostre società, seppure evolute, siano fragili.

I bisogni e le necessità che avevamo prima della quarantena non sono gli stessi che abbiamo avuto durante la quarantena e non saranno gli stessi una volta che tutto sarà finito.

Personalmente, durante le settimane di quarantena, ho avuto un umore totalmente altalenante: sono passata da un misto di stordimento iniziale alla paura, poi all’ansia, poi ancora alla noia, poi alla preoccupazione, poi ancora alla determinazione…

è stata un’altalena di emozioni. Per tutti.

Ho chiacchierato con amici, papà, parenti, colleghi… ed ho notato la seguente cosa: il mondo delle mie conoscenze si poteva tranquillamente dividere in due grandi blocchi di persone:

  • Chi cercava di passare al meglio il tempo in quarantena, vedendolo come una sfida per migliorare la propria vita quotidiana, ritoccare alcuni angoli della casa, sistemare il balcone, pulire a fondo l’armadio, dedicarsi a nuovi progetti…
  • E chi sembrava soffrirne tremendamente (non sto parlando chiaramente di persone toccate in prima persona dal virus), diventando completamente pessimista e catastrofico sul futuro.

Com’è possibile che la stessa identica situazione produca effetti tanto differenti nelle menti delle persone?

Perché alcune persone amano il cambiamento, mentre altre lo rifuggono, come se fosse la peste nera?

Se tu fossi Brian Chesky, CEO di Airbnb, capirei che non te la stai passando troppo bene. Avresti appena licenziato 1900 persone e probabilmente perso il sonno pensando a quanto tempo passerà prima che l’umanità torni a viaggiare come prima.

paura del cambiamento

Prima di licenziare circa il 25% della propria forza lavoro, Brian ha deciso di scrivere una lettera. Ti riporto uno dei passaggi più significativi:

Stiamo vivendo collettivamente la crisi più straziante della nostra vita, e quando ha cominciato a diffondersi, i viaggi globali si sono fermati. […]

Per quanto queste azioni fossero necessarie, è divenuto chiaro che avremmo dovuto andare oltre quando abbiamo affrontato due verità difficili:

  1. Non sappiamo esattamente quando i viaggi riprenderanno.
  2. Quando riprenderanno, funzioneranno in modo diverso.

Anche se sappiamo che l’attività di Airbnb si riprenderà completamente, i cambiamenti che subiremo non sono temporanei o di breve durata.”

Quali sono gli insegnamenti che puoi ricavare, leggendo queste parole?

Primo: quando qualcosa cambia è fondamentale non negare che sta cambiando. Non solo, la velocità di risposta e la capacità di adattamento sono essenziali. Terzo: che quando qualcosa cambia bisogna rimboccarsi le maniche. Come ha fatto William con il suo mulino a vento.

Ora che gli affitti brevi nel mondo, la maggior parte dei quali legati al turismo, subiranno un drastico calo, su cosa punterà Airbnb? Al momento hanno predisposto il loro sito e le loro app per pubblicizzare affitti di lunga durata ed esperienze (corsi ed eventi on-line).

C’è sempre una soluzione migliore. C’è sempre un’alternativa. E se non c’è, è ora di crearla!

ora del cambiamento

Paura del cambiamento: perché la proviamo?

Noi esseri umani siamo geneticamente costruiti per auto-preservarci. Questa è la ragione fondamentale che spiega come mai abbiamo così tanta paura del cambiamento.

Passiamo gran parte della nostra vita creando una bolla di abitudini, usanze, routine, ritmi, relazioni, rapporti di lavoro che costituiscono la nostra comfort zone.

Perché uscire dalla comfort zone?

La comfort zone è come quel vecchio divano di casa che ti accoglie sempre quando sei stanca. Quello spazio su cui ti siedi in pigiama, senza trucco, magari mangiando cereali davanti a Netflix. La comfort zone ti accoglie, non ti giudica. La comfort zone è tranquilla e non ti chiede di più di quello che già dai. Non ti mette alla prova.

Per questo amiamo e odiamo allo stesso tempo la nostra comfort zone. Perché è fonte di tranquillità e frustrazione allo stesso tempo.

Se non ci sono grosse motivazioni esterne, in poche abbiamo voglia di abbandonarla.

… ma alle volte, dobbiamo farlo per forza.

Ti ricordi l’ultima volta in cui hai dovuto subire un grosso cambiamento? Una separazione, ad esempio.

Non hai deciso tu di cambiare la situazione in cui stavi, ma qualcun altro / o il mondo esterno. A quel punto hai dovuto cambiare per forza. E, per stare meglio, hai dovuto anche abbandonare la tua comfort zone.

Forse ti sei iscritta a un corso di ballo, oppure hai imparato una nuova lingua. Hai cambiato casa. Ti sei trasferita. O più semplicemente hai tinteggiato una parete.

Ah, sei andata dal parrucchiere e hai cambiato taglio di capelli! Lo facciamo tutte.

cambiare taglio di capelli

Se è passato del tempo, probabilmente ripensi a quel momento con un misto di sofferenza ma anche orgoglio. Per avercela fatta, per aver cambiato questo e quello, per averlo superato. Per essere cambiata!

Adesso, torniamo a noi…

Oggi ci troviamo di fronte a una situazione simile. Il mondo attorno a noi è cambiato profondamente nel giro di poche settimane. E tu? Tu sei cambiata?

Se la tua risposta è “sì, sono cambiata e voglio continuare a farlo“, oppure se la tua risposta è “no, ma lo vorrei tanto“, sei pronta per unirti alla nostra community di donne che vogliono cambiare al meglio la propria vita professionale e familiare.

Ti consiglio di iniziare a leggere un paio di articoli per scoprire un po’ chi siamo e come la pensiamo:

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Elena Assirelli

Elena Assirelli

Digital Marketer e amante della SEO. Da quando ho 11 anni passo gran parte della mia vita davanti allo schermo di un computer. E no, non mi sento nerd, anche se qualche amico sostiene il contrario. Per oltre 15 anni ho giocato a pallavolo, una delle mie grandi passioni. Amo viaggiare e scattare fotografie e in generale mi appassiono di tutto quello che mi fa crescere come persona. E sì, da sempre amo molto il web, per due ragioni fondamentali: perché il web è un luogo dove succedono cose magiche e perché il web è un luogo dove si può diventare liberi.

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